Affamati di futuro e preoccupati dal presente. Questa è una delle principali fotografie emerse dall’indagine svolta da Ipsos in collaborazione con l’Osservatorio IUSVE “Giovani e futuro”, che ha coinvolto un campione rappresentativo di 2000 giovani italiani tra i 16 e i 26 anni. Gli intervistati rimangono per una buona maggioranza ottimisti o abbastanza ottimisti su quello che li aspetta, anche se il 37% di questi giovani si dice pessimista e questa è più di una spia d’allarme di cui tenere conto.
Famiglia e affetti sono l’ancora che dà sicurezza ai giovani. Rimangono però delle ombre, soprattutto relative alla paura di non riuscire a realizzare i propri progetti di vita, a cominciare da un lavoro che permetta di essere economicamente indipendenti.
“Altro elemento interessante è, rispetto ai temi di sostenibilità ed intelligenza artificiale, spesso dibattuti in termini critici. Ebbene, tra gli intervistati che abbiamo coinvolto c’è un forte interesse verso la sostenibilità e a lavorare nell’ambito della sostenibilità stessa, così come verso l’intelligenza artificiale.’
Dall’altra parte, c’è il riconoscimento che l’offerta formativa attuale va migliorata perché possa fornire le competenze più adatte. In sintesi, direi che rispetto a questa indagine i giovani evidenziano voglia di partecipazione alle grandi sfide implicate dalle transizioni. Starà poi agli attori accademici dare tutti gli strumenti perché questa volontà di partecipazione trovi le strade giuste per esprimersi, per essere di contributo all’intera società italiana.”
L’indagine si inserisce nel paradigma “Ecologia integrale e nuovi stili di vita”, all’interno del quale è nato anche l’Osservatorio IUSVE “Giovani e Futuro”. L’obiettivo fondamentale è quello di offrire uno sguardo originale, puntuale e coerente con il carisma salesiano sui giovani e sui processi che li riguardano.
“Questo lavoro di indagine importante che abbiamo svolto insieme a Ipsos è decisivo per la mission e la vision dell’Università. Certamente, perché tutto il tema dei giovani è il futuro e le transizioni hanno un impatto e devono avere un impatto forte anche sulla ripresa di quelle che sono le tradizioni universitarie. Basti pensare che la prima missione, cioè l’ambito accademico,non può non vivere dei contenuti importanti per l’oggi, sia culturali sia dal punto di vista professionale. Così come il fatto che la ricerca faccia emergere l’importanza dell’ascolto dei giovani si inserisce tipicamente nella tradizione salesiana anche per quanto riguarda la terza missione, perché questo può portare a un grosso contributo per il territorio.