È firmata da Davide Girardi, responsabile dell’Osservatorio IUSVE “Giovani e futuro”, l’indagine nazionale presentata in occasione del Congresso della Cisl di Venezia il 7 e 8 aprile al Laguna Palace di Venezia Mestre.
Uno studio approfondito che ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.535 giovani adulti italiani tra i 18 e i 34 anni, con un focus particolare sul Veneto. Il quadro che emerge è chiaro: i giovani riconoscono l’importanza del sindacato, ma ne percepiscono una distanza crescente.
Il 67,6% a livello nazionale e il 72,2% in Veneto ritiene che le organizzazioni sindacali non siano capaci di tutelare adeguatamente i lavoratori più giovani. E quasi nella stessa misura si giudica inadeguato il linguaggio con cui il sindacato si presenta. Tuttavia, la consapevolezza del ruolo del sindacato resta forte: uno su due pensa che senza, le condizioni lavorative peggiorerebbero. “I giovani non rifiutano il sindacato in sé – spiega Girardi – ma rifiutano un certo modo di comunicare e agire che percepiscono distante. Chiedono una rappresentanza che sia più moderna, comprensibile e concreta.”
Parlare la lingua del presente: la sfida della comunicazione
La richiesta di rinnovamento passa innanzitutto dalla comunicazione.
Quattro giovani su dieci (40,1%) suggeriscono di utilizzare strumenti più aggiornati – soprattutto digitali – mentre più di uno su cinque (22,5% a livello nazionale e 22,4% in Veneto) chiede un linguaggio più semplice, diretto e accessibile. Una riformulazione profonda, insomma, di come il sindacato si presenta e dialoga. La posta in gioco non è solo reputazionale: è un tema di ingaggio, di coinvolgimento, di fiducia. A fronte di ciò, le priorità espresse dai giovani parlano di un’Italia ferma sui salari (42,8% a livello nazionale e 47,8% in Veneto) e di una generazione che chiede condizioni migliori (37,4% in Italia) e più stabilità contrattuale (soprattutto a livello nazionale, con il 29,5%).
«I giovani sono esigenti – sottolinea Girardi – ma non chiusi: chiedono un sindacato capace di rappresentare le trasformazioni del lavoro, che non si fermi al lavoro dipendente ma sappia guardare anche a nuove forme di occupazione, come l’autonomia o il lavoro ibrido».
Un nuovo rapporto col lavoro: individualismo consapevole
Più che partecipare a scioperi o assemblee, i giovani sembrano orientati a costruire da sé le proprie traiettorie professionali.
Uno su due, se insoddisfatto, sceglie di cambiare lavoro, mentre solo uno su dieci considera la partecipazione sindacale come via per migliorare la propria situazione.
Nonostante questo, una parte non trascurabile ha avuto contatti con il sindacato: il 21,7% a livello nazionale e il 25,2% in Veneto, spesso per consulenze o servizi. Gli iscritti veri e propri restano pochi (12,9% in Italia, 11,3% in Veneto), ma tra questi spiccano ancora le sigle storiche come Cgil e Cisl. Quando si chiede ai giovani quale sia il lavoro ideale, le risposte si distribuiscono su tre fattori chiave: stabilità, guadagno e piacere. In Veneto, è proprio “un lavoro che mi piace e mi interessa” a risultare prioritario (67,8%). E se il pubblico resta la prima scelta a livello nazionale, cresce l’appeal dello smartworking e delle grandi aziende.
«Siamo davanti a una generazione che chiede di essere ascoltata nelle sue contraddizioni – conclude Davide Girardi –: non vuole scegliere tra sicurezza e realizzazione, ma costruire un equilibrio nuovo, più adatto a un mondo del lavoro che cambia di continuo».
I principali risultati possono essere recuperati nella sezione dedicata all’interno del sito.